Se si pensa a Salina, nell’ arcipelago delle Eolie, viene immediatamente in mente la Malvasia, vino dolce passito che racconta l’isola nel suo profumo
e nella tessitura, che nasce con la collaborazione insostituibile di una terra fatta di lava e di millenni, del primo sole che sorge sul Mediterraneo, del vento che scende da un vulcano spento alto quasi mille metri. Questo sole è quello che entra nel bicchiere dell’etichetta della Malvasia delle Lipari Passito Doc dell’azienda Barone di Villagrande. Due ettari di vigneti in contrada Vallone Casella, sul lato orientale dell’isola, a un altezza tra i 200 e i 400 metri, che prendono i raggi del sole fin dall’alba; una cantina e una picco- la foresteria. L’azienda nasce nel 1996 per desiderio dei genitori di Marco Nicolosi, attuale proprietario, titolare anche dell’omonima azienda sull’Etna.

“È stato l’amore per questa terra, dove già dagli anni ‘80, trascorrevamo le vacanze estive – racconta Marco – a spingere mamma e papà ad acquistare i terreni e cominciare a produrre vino, come già facevano sull’Etna. Anche questa è una terra vulcanica, di vulcani ormai spenti ma che hanno modellato l’isola e dato sostanza a un suolo di origine lavica altamente drenante. E la Malvasia ha un’antichissima tradizione qui a Salina, dove veniva prodotta in quantità ed esportata in tutta Europa alla fine dell’Ottocento”. Il clima è decisamente mediterraneo. Le piogge sono rare e concentrate nel periodo autunno-inverno.

Le temperature elevate, della primavera e dell’estate, subiscono una forte riduzione termica la sera, grazie alle correnti di aria fredda che scendono dal Monte Fossa delle Felci (961 metri sul livello del mare). L’uva viene raccolta a settembre e stesa su graticci di canne intrecciate. Il sole del Mediterraneo e il vento della montagna creano meraviglie: concentrano gli zuccheri e gli aromi naturalmente presenti nell’uva, innescando una serie di reazioni di trasformazione degli aromi. Poi l’uva viene sgrappolata a mano e gli acini più appassiti, quelli in cui lo zucchero si è cristallizzato, vengono aggiunti al mosto in fermentazione. Venticinquemila le bottiglie di Malvasia prodotte, vendute prevalentemente in azienda, ma anche commercializzate in Italia attraverso il canale dell’alta ristorazione e all’estero (Nord Europa, Malta, Giappone).

Ma l’azienda non produce solo Malvasia delle Lipari Passito. L’altro prodotto di punta è il Salina Bianco Doc, bianco secco che si è cominciato a fare sull’isola quando il consumo dei vini dolci è entrato in crisi un po’ ovunque, il cui disciplinare prevede l’utilizzo della Malvasia e di altre varietà di uve autoctone. Sorprendentemente fresco, sapido e speziato, compendia la magia floreale e fresca dell’isola. Dieci mila le bottiglie prodotte dall’azienda Barone di Villagrande, nella classica “renana”, che ne esalta la verticalità. Trenta per cento Malvasia, settanta per cento Rucignola, Catarratto e altri vitigni autoctoni. Fermentato in acciaio, viene imbottigliato 6/7 mesi dopo la vendemmia. Colore giallo dorato, denso. Sen- tori floreali, agrumi, erbe aromatiche: arancio, mandarino, zenzero, acacia e biancospino che in bocca si fanno forza fino a dissolversi in un finale lungo e appassionante quasi da vino di montagna con note sapide e finale balsamico.

Si sposa con il pesce, i formaggi freschi, frutta e verdure in pinzi- monio. Entrambi i vini vengono proposti ai turisti che visitano l’isola attraverso originali degustazioni in vigna davanti al mare, accompagnate da semplici ma gustosi picnic.

Gabriella Bechi

Fonte: Mondo Agricolo